martedì 26 marzo 2013

Il terrore di re Abdallah

L’agenzia Onu per i rifugiati ha da poco annunciato che i profughi siriani superano quota un milione e il numero è in crescita.
Nella vicina Giordania oltre 2mila persone varcano ogni giorno il confine per approdare allo Zaatari refugee camp, sulle sabbie di un deserto maledetto. Nel paese dell’ashemita re Abdallah (e della consorte Rania) le maree umane terrorizzate dalla guerra di Assad ammontano ormai a più di 400mila persone, anche se uno dei varchi maggiori con la Siria è stato chiuso appena ieri per via degli scontri tra ribelli e militari al confine. Non che la Giordania sia nuova ai profughi: gli iracheni passarono il confine in più di un’occasione e i palestinesi sono ormai di casa.

Ma stavolta è tutto oltre misura. Usando un termine più che figurativo, spiraling, Antonio Guterres, a capo dell’Unhcr, ha detto che «la Siria s’avvia verso un disastro di proporzioni gigantesche». Il dramma della guerra civile, cioè, ha già intaccato Libano, Turchia e, per l’appunto, la Giordania. Le immagini di donne col capo coperto, bimbi al collo, incolonnate in lunghe file in marcia verso la terra giordana (dove il re, un tempo alleato di Assad, ora preme per mettere fine al conflitto anche militarmente), fanno talmente parte della quotidianità che non ci addolorano più. Eppure parlano da sole.

«Grazie a Dio ho salvato la mia famiglia – racconta un siriano di 70 anni al quotidiano turco Hurriyet –. I miei sette figli e 20 nipoti sono tutti con me in questo campo. Non credo che potrò mai rivedere casa, ma credo che le nostre preghiere avranno la meglio e i miei figli, con i loro figli un giorno ritorneranno in patria». A fronte di quest’emorragia di profughi Andallah è seriamente preoccupato d'un rischio 'contagio' e dei ribelli che avanzano. Guarda poi alle finanze fragili d'uno Stato a due passi dalla travagliata Palestina (e da Israele, col quale infatti cerca alleanze strategiche). L’equilibrio è precario per la tenuta di un regno da sempre vicino all’occidente, che non possiede più, però, il cieco consenso della popolazione giordana. E che appena pochi mesi fa sembrava ad un soffio dalla sua Primavera. (ilaria de bonis)

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