I bambini di Gaza terrorizzati chiedono ai genitori di poter scappare «in un posto sicuro». Di lasciare quella striscia di terra chiusa su tre lati e bombardata di continuo dai droni israeliani. Un padre risponde: «amore (abibi) non è possibile muoverci, non possiamo andare da nessuna parte. Dove scappiamo? Stanno bombardando a Rafah, a Deir el baalh, a Gaza city… ovunque». E dalla Striscia non si esce. Intrappolati come topi i civili cercano di evitar la morte, sperando che stavolta quel missile lanciato a caso non cada proprio sulle loro teste. Queste testimonianze sono state raccolte dai cooperanti italiani che lavorano a Gaza con le Ong EducAid, Overseas, Ciss, Acs e Cric. Raccontano il dramma di un attacco che anche oggi non si placa, nonostante la richiesta di una tregua.
Nel momento in cui scriviamo l'accordo per un cessate il fuoco sembra arenato, nonostante la mediazione dell'Egitto. Inoltre la notizia di un attentato su un bus pubblico a Tel Aviv (20 feriti) fa temere per il peggio. I cooperanti italiani sono stati evacuati da Gaza dopo il sesto giorno di guerra per motivi di sicurezza, ma chiedono di poter rientrare perché la popolazione locale ha bisogno d’aiuto.
«Hanno completamente raso al suolo la casa di mia sorella. Un drone ha colpito con un missile il loro giardino. Le sei famiglie, 50 persone, che stavano nell’edificio sono subito scappate via. Neanche 10 minuti dopo hanno bombardato la casa di tre piani, distruggendola completamente. Sono qui sul posto e non so come descrivere quello che vedo. Dovreste essere qui per vedere, per poter capire! Altre due case sono state distrutte dalle bombe. Altre 15 case sono state danneggiate gravemente”. A parlare è Sharif, da Beit Hanoun, 35mila abitanti, a nordest della Striscia di Gaza, appena sei chilometri dalla città israeliana di Sderot. I civili palestinesi non possono in alcun modo lasciare Gaza nonostante l’attacco sistematico e imprevedibile dei droni israeliani.
«A Gaza i boati dei bombardamenti scandiscono le giornate e le notti insonni della gente rinchiusa nelle case – si legge nel rapporto dei cooperanti italiani - Il cielo è invaso dal rumore costante dei droni e dei caccia F16 che sorvolano in continuazione tutta la Striscia con il loro carico di distruzione, e dal mare arrivano i colpi dell’artiglieria delle navi militari». Per accettare una tregua Israele ha chiesto che prima cessi il lancio di razzi qassam di Hamas sulle coste di Israele. Hamas vuole lo stop dell'embargo alla Striscia.
Dalle testimonianze raccolte in strada il 19 novembre scorso leggiamo che «la notte è impossibile dormire. Stanotte cercavo di dormire per quaranta minuti, un’ora e poi un bombardamento, poi provavo a stendermi un attimo e di nuovo un boato. I miei bambini riescono a dormire solo un po’ di giorno. Mio figlio Uasim di tre anni mi ha detto: “Papà, papà ti prego andiamocene da qui, andiamo in un posto sicuro” ».
Nell'attesa che la mediazione internazionale porti ad un cessate il fuoco, la popolazione palestinese continua a soffrire e a morire: Inas, da Deir Al Balah racconta: «E’ terrificante. Sto cercando di allontanare dalla mia testa il pensiero che i miei figli possano morire bruciati come è accaduto ai bambini della famiglia Al Dalou». (Ilaria De Bonis)
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