La tv araba Al-Arabiya lo ha da subito giudicato ‘amatoriale’, a basso budget e di pessima qualità. Un’esca mediatica senza precedenti. Eppure ha quasi scatenato una guerra di religione. La cronologia degli eventi – nel frattempo persa nell’etere – aiuta a ricostruire il caso di ‘Innocence of Muslims’, un (finto) film blasfemo sul profeta Maometto, che ha scatenato violenze, proteste e rappresaglie in gran parte del mondo islamico. Stavolta a cadere in trappola sono stati sia l’occidente che il Medio Oriente (e anche l’Asia con il Pakistan in prima linea). Perché?
Il sito di AlJazeera il 13 settembre scorso, a quattro giorni dal lancio in grande stile del link postato su YouTube, si è chiesto <<come è possibile che un oscuro film provocatore di odio abbia guadagnato la scena mondiale?>>. E’ proprio questa la domanda che la stampa internazionale si pone a posteriori. «Camilleri definirebbe l’autore di questo film ‘mastro d’opra fina’. Come prodotto artistico è una schifezza irripetibile, ma come operazione di guerra psicologica è assolutamente impeccabile, da manuale direi», dice Aldo Giannulli, intervistato dalla rivista MicroMega. E' un caso peraltro molto diverso da quello delle vignette satiriche su Maometto comparse qualche settimana dopo sul franese Charlie Hebdo. La satira non è oltraggio gratuito, un film offensivo costruito ad arte sì.
«Se una cosa del genere scoppia in modo così repentino, significa che qualcuno, oltre ad averci messo dei soldi, ha organizzato alla perfezione il lancio del film via web proprio allo scopo di ottenere un’eco mediatica come quella che abbiamo visto». In effetti il video clip di 14 minuti è stato inizialmente caricato su Youtube a luglio del 2012 con il titolo The Real Life of Muhammad e Muhammad Movie Trailer. Poi a settembre al trailer sono stati aggiunti dei sottotitoli in lingua araba ed è stato promosso da Morris Sadek (predicatore cristiano copto, noto per le sue proteste contro la costruzione di una moschea a Ground Zero, bibbia alla mano) tramite l’invio di mail ad un elenco di giornalisti e poi lanciato sul blog The National American Coptic Assembly. Questo è un passaggio chiave.
Il secondo passaggio, che ha poi creato il caso, è avvenuto il 9 settembre scorso con la trasmissione del video su Al-Nas Tv, una rete islamista egiziana. Sempre sponsorizzato da Sadek. La ricostruzione dei fatti conferma che se non ci fosse stata la volontà, da parte di ambigui personaggi, di creare un caso e provocare entrambe le parti (quella di religione islamica per la reazione, quella occidentale per l’interpretazione) internet da solo non avrebbe sortito alcun effetto. Demonizzare la rete dunque è fuorviante. 
La stampa occidentale soprattutto nei primi scomposti momenti di caos si concentra quasi esclusivamente sull’autore del trailer, il ‘regista’ Nakoula Basseley Nakoula, 55 anni, arrestato infine a Los Angeles, confondendo ancora una volta le acque. Per giorni il focus mediatico è stato sull’identità di Nakoula e dei suoi attori. Non su chi avesse effettivamente dato fuoco alle ceneri. Perdendo di vista il fatto che il contenuto di un trailer tanto puerile e denigrante (soprattutto per chi l’aveva realizzato), fosse riuscito da solo a scatenare un odio globale manipolato. Da qui una serie di digressioni appetibili per la stampa: l'Huffington Post e il sito Gawker ad un certo punto danno la notizia che il regista sarebbe un certo Alan Roberts autore di soft porno. L’Huffington Post trova il giusto focus solo il 14 settembre quando titola “Morris Sadek, The 'Maverick' Egyptian-American Copt Behind Anti-Islamic Film 'Innocence Of Islam”.
«L’uomo che ha tradotto in arabo il video, lo ha spedito ai giornalisti egiziani e promosso sul suo sito web, postandolo sui social media, è un oscuro cristiano copto di origini egiziane che vive vicino Washington». (Ilaria De Bonis)
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La stampa occidentale soprattutto nei primi scomposti momenti di caos si concentra quasi esclusivamente sull’autore del trailer, il ‘regista’ Nakoula Basseley Nakoula, 55 anni, arrestato infine a Los Angeles, confondendo ancora una volta le acque. Per giorni il focus mediatico è stato sull’identità di Nakoula e dei suoi attori. Non su chi avesse effettivamente dato fuoco alle ceneri. Perdendo di vista il fatto che il contenuto di un trailer tanto puerile e denigrante (soprattutto per chi l’aveva realizzato), fosse riuscito da solo a scatenare un odio globale manipolato. Da qui una serie di digressioni appetibili per la stampa: l'Huffington Post e il sito Gawker ad un certo punto danno la notizia che il regista sarebbe un certo Alan Roberts autore di soft porno. L’Huffington Post trova il giusto focus solo il 14 settembre quando titola “Morris Sadek, The 'Maverick' Egyptian-American Copt Behind Anti-Islamic Film 'Innocence Of Islam”.
«L’uomo che ha tradotto in arabo il video, lo ha spedito ai giornalisti egiziani e promosso sul suo sito web, postandolo sui social media, è un oscuro cristiano copto di origini egiziane che vive vicino Washington». (Ilaria De Bonis)
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