mercoledì 8 gennaio 2014

Arafat e il polonium 210

Il giallo di Yasser Arafat continua. E somiglia sempre di più ad una spy-story mediorientale: il leader palestinese dell’Olp è stato avvelenato oppure no? Morto a 75 anni in un ospedale militare di Parigi nel 2004, in seguito a quella che sembrò un’emorragia cerebrale, Arafat fa ancora notizia. Confermare la morte per avvelenamento da polonium 210 – come hanno fatto gli scienziati svizzeri e in misura minore anche i russi – significa ammettere che ci sia stato un mandante. L’Autorità Palestinese dice che fu Israele e Israele ovviamente smentisce. Di recente una commissione di esperti francesi ha messo però tutto a tacere, smontando l’ipotesi avvelenamento: “Le analisi non ci inducono ad affermare che Arafat sia morto avvelenato con il polonium 210”, dice il rapporto. Piuttosto, argomentano i francesi, quel polonio trovato nei tessuti è una contaminazione esterna da radon, un gas molto pesante che si trovava nell’ambiente. 

Allora che è successo? La vedova Suha Arafat è convinta che non sia stata una morte naturale. Tra i palestinesi non pochi sospettano che questo recentissimo rapporto sia stata deciso a tavolino per evitare conseguenze geo-politiche con Israele. Ma mediaticamente a colpire di più in questi mesi è stata l’enorme campagna investigativa lanciata da Al Jazeera, la tv panaraba, che ha addirittura creato una sezione apposita dentro il suo sito on-line intitolato ‘killing Arafat’. Un’incredibile e foltissima raccolta di documenti, pdf, relazioni, interviste, opinioni di scienziati, report, video e ogni sorta di prova sulla questione dell’avvelenamento. Ovviamente Al Jazeera sostiene che il leader palestinese è stato ammazzato. Ed ospita una serie di commenti per capirne il motivo. Uno di questi analisti è Hatem Bazian, editorialista di Islamophobia Studies Journal.  
“Arafat è stato ucciso perchè era troppo nazionalista e troppo consapevole del significato storico e religioso della Palestina, per accettare di divenire il capo di una nuova piantagione coloniale”, dice Bazian. Scrive poi che dopo la Prima Guerra del Golfo era emerso un “nuovo ordine” che normalizzava le relazioni tra Paesi arabo- islamici ed Israele. Cooperazione economica, militare, strategica per una nuova elite politica. La tesi è che Arafat sia stato fatto fuori da traditori del suo circolo più ristretto, “manovrati da Israele e dal nuovo ordine arabo che aveva investito troppo per preoccuparsi della vita di un vecchio uomo di Palestina”.  
(Osservatorio Medio Oriente di ilaria De Bonis)